Tour Barocco
Modica
Città a mezz’aria sospesa, barocca per le sue chiese e palazzi, trogloditica per le sue case in grotta, dal patrimonio artistico di incomparabile bellezza. Il Duomo di San Giorgio, che come d’incanto, si pavoneggia inaspettatamente in cima alla sua scalinata a calice ed esibisce le sue navate come fossero le quinte di un teatro. La chiesa di San Pietro, trionfo di luci e colori, le cui statue vigilano guardinghe sul centro storico di Modica Bassa. San Giovanni, che svetta sul colle Pizzo e sfiora quasi il cielo. La chiesa bizantina di San Nicolò Inferiore, gioiello rupestre della città, testimonianza di un tempo arcaico mai tramontato. La casa natale di Salvatore Quasimodo, la cui voce accompagna i passi di ogni viandante lungo quella “croce di case che si chiamano piano, e non sanno ch’è paura di restare sole nel buio.” (Salvatore Quasimodo, “Vicolo”)
Ragusa
“Antica Hybla Sicula, tenace e barocca, fieramente arroccata su uno sperone di roccia da cui sovrasta le cave di San Leonardo e di Santa Domenica e in parte distesa a scacchiera sull’altopiano Patro, dove la classe emergente dei massari la rifondò dopo il terremoto del 1693. L’impianto urbanistico dell’antica città-presepe asseconda le tortuose viuzze incise lungo i pendii del suo colle, fra il capolavoro barocco del San Giorgio di Rosario Gagliardi e le chiese di San Giuseppe, San Francesco all’Immacolata e Anime Sante del Purgatorio. Una promenade al Giardino Ibleo e eccovi piombati in un’atmosfera gattopardesca, tra lo sgranare di un rosario nelle chiese di San Giacomo, San Vincenzo Ferreri e dei Cappuccini e gli sguardi furtivi di occhi indiscreti. Ma, raggiungendo l’altra Ragusa, la Superiore, coglierete l’anima impavida della città nuova, che tenta di liberarsi dei suoi arcaici retaggi medievali, con la cattedrale di San Giovanni, cuore pulsante di una Ragusa ambiziosa.
Scicli
La più bella città del mondo, secondo Elio Vittorini, immensamente ricca nei suoi palazzi di via Mormino Penna e immensamente povera nelle cento bocche di Chiafura, quartiere rupestre della città, dove i cavernicoli di Scicli vivevano in grotta fino agli anni ’60. La chiesa di San Bartolomeo, perla tra le valve di una conchiglia, si fonde in un connubio perfetto con la sua omonima cava. Le chiese caramellate di San Giovanni, Santa Teresa e San Michele sfilano lungo il viale Mormina Penna, impreziosito da palazzi e monasteri che, timidamente, fanno capolino al passaggio della processione del Gioia – “Uomo Vivo”. Audace e spavalda, la Vergine delle Milizie della chiesa madre di Sant’Ignazio cavalca il suo destriero sguainando la spada, in una Sicilia che si tinge di rosa, elevando una Madonna guerriera a Santa Patrona.
Noto
Città teatro, disposta lungo gli spalti rocciosi del colle Meti, dove fu ricostruita dopo il sisma del 1693, pronta a portare in scena una pièce barocca e rococò in un trionfo di ghirigori e capitelli corinzi. La Cattedrale, primadonna dello spettacolo barocco, impersona il ruolo di regina, ma nasconde ancora le cicatrici del crollo sconsiderato della sua cupola. Le sue cortigiane, le chiese di Santa Chiara, SS. Salvatore, San Carlo al Corso e Montevergine, la sfidano superbe, consapevoli della loro straordinaria bellezza. San Domenico del Gagliardi ne è il coup de théâtre perché, inaspettatamente, si defila dalla piazza principale per sorprendervi all’improvviso in Piazza Teatro. E intanto, in Via Nicolaci, i leoni dell’omonimo palazzo ruggiscono appesi a balconi sporgenti e i cavalli alati saltano e nitriscono a mezz’aria. Lì, trasponendo in chiave moderna antichi riti ancestrali, gli affreschi floreali dell’Infiorata celebrano la dolce stagione che in Sicilia dura tutto l’anno.
Caltagirone
Plasmata ad arte dalle abili mani dei ceramisti, che hanno trasformato l’argilla in gioielli di terracotta, la città si è rialzata dopo il devastante sisma del 1693. Quel terremoto, che sconvolse la Sicilia sud-orientale, non segnò la sua fine, ma la rinascita barocca. Le maioliche policrome della scalinata di Santa Maria del Monte scandiscono secoli di storia di un luogo senza tempo, illuminato ogni anno, una notte di fine luglio, per celebrare il patrono San Giacomo e la fierezza di essere calatini. Perdetevi per i viali della sua Villa Comunale, tra la fontana dei Camilliani e il chiosco moresco; attraversate il ponte di San Francesco e giungete alla Cattedrale di San Giuliano, ma non prima di aver reso omaggio a Gaultiero, che, da vero eroe dei Vespri, scelse la morte piuttosto che il vile asservimento agli Aragonesi. E non scordate i presepi e le figurine che, raccontando la gente e la miseria di Sicilia, svelano, beffarde, lo spirito ineffabile di una terra di zagare e miele.